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Ragioni e sentimenti

Il momento è arrivato, ed è solenne, quindi un minuto di silenzio e dieci buone ragioni per acquistare il mio libercolo:

  1. Avrete l’opportunità di scoprire la mia vera, nascosta e inimmaginabile identità segreta. Come la Stella della Senna che in realtà faceva la fioraia, potreste imbattervi in un’eccentrica sceneggiatrice, una stramba neuroscienziata o una muscolosa personal trainer.
  2. Sono racconti lampo, brevi e leggeri, mica roba alla Ricerca del tempo perduto. Pfff!
  3. Il primo è liberamente ispirato ad un personaggio ben noto in questo blog.
  4. Sono storie adatte a tutte le età, potete farlo leggere a mamme, nonne, zie e bisnipoti. Tutti tranne il racconto numero otto.
  5. Ormai l’ho scritto.
  6. Se non vi piace, vi si offre rimborso quantificabile in vi dico come va a finire Grey’s Anatomy, consulto neurologico aggratis o corso di pilates su skype.
  7. Tengo famiglia.
  8. Dai che un po’ vi sto simpatica.
  9. I miei due unici lettori finora sono nientepopodimeno che positivi e pressochè entusiasti, ma trattandosi di Tony, che teme ritorsioni in cucina e non solo, e della mia migliore amica, che avrebbe potuto scriverlo lei, e pure meglio, mi serve l’opinione spassionata e sincera di voi lettori virtuali.
  10. Fa figo esporlo nella vostra libreria, perchè il titolo è in inglese, ma il libro è in italiano. Eh?

Un sentimento per cui mi sento di dire di NON acquistarlo (per la felicità della mia casa editrice, anvedi che piano promozione geniale?): una volta ho sentito alla radio che in media nel corso della vita una persona legge circa 400 libri (e a me sembrano pochi, ma io sono un po’ Supervicky). Quindi, secondo i miei calcoli, se quest’anno non avete letto ancora almeno sei virgola sei periodico libri di qualche grande autore, non perdete tempo col mio, ma dilettatevi piuttosto con Italo, Fedor o Francis Scott Key o chi vi pare.

Ma se invece siete satolli di letteratura illustre, o se i miei calcoli non vi tornano, e se per di più l’arancione si abbina ai mobili del vostro soggiorno, eccolo qui, appena uscito, fresco fresco di stampa.


Book Cover: Short Tales From L.A.

Short Tales from LA

Buon divertimento!

Miniporzioni di pasta al forno squash (arancione per restare in tema)pasta al forno squash

Ingredienti

Come procedere

Preparare la besciamella.

Accendere il forno a 200 gradi, quando è caldo riporre lo zucchino in una teglia con un centimetro di acqua, completamente rivestito dalla carta da forno, e farlo cuocere per 45 minuti almeno. Poi tagliare lo squash zucchino a tocchetti, rosolarlo nell’olio con uno spicchio di aglio, aggiungendo un po’ di acqua ed il prezzemolo, per una decina di minuti.

Versare la pasta nell’acqua bollente, scolarla al dente e condirla con la besciamella e zucchino. Riempire una teglia o miniporzioni con la pasta ed infornare a 200° per 20 minuti, lasciando gli ultimi due-tre minuti per il grill.

Buon appetito!

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Nuts LA People

Los Angeles è una città di matti, chiacchieroni e dispensatori di saggezza.

light

Non puoi stare ferma davanti al semaforo rosso che un passante si mette a farti l’oroscopo, preveggendo che, in quanto scorpione, sei una persona focalizzata sui tuoi obiettivi e non ti piace quando gli altri cambiano idea. Fa niente se sei del Capricorno e nel frattempo è scattato il verde.

Alla cassa il commesso di Trader Joe’s puntualmente propina consigli d’acquisto e ricette eccezionali (e allora hai spremuto l’aglio nell’acqua della pasta come ti avevo detto l’ultima volta?  sai che si può fare la pasta col burro e formaggio senza necessariamente usare la tomato sauce? la prossima volta prendi la granola alla zucca!).

Poi vai a farti la pulizia del viso a Santa Monica pensando di rilassarti in una piccola, accogliente e luminosa spa ed invece ti ritrovi nel salotto di una vivace invasata crudista salutista elettrodermoqualcosa che ti assicura un trattamento eccezionale spruzzandoti acqua antibatterica sul viso, che antibatterico non è, con le sue mani molto poco antibatteriche, mentre il suo coinquilino Indy, al secolo Indiana Jones, gatto sornione di quindici pound, se la dorme sulla tua pancia per tutta la durata del sessione.

Indy Indy da vicino

Ad una bike ride metropolitana a base di wine, cheese & art che vorrebbe essere sofisticata (crackers e formaggio qui sono lussuriosi a dire poco anche se abbinati al vino-two-bucks) incontri il geologo che radica le tue paure più profonde rassicurandoti che il Big One è una certezza; l’architetto di New York che decanta Los Angeles come non te lo saresti aspettato; e l’ex campione di basket che ti istruisce sui fondamenti della musica rap americana. Per non dimenticare Michelle dalla chioma verde che disegna alberi e compra maschere di piccione di gomma su Amazon. E poi se le mette per andare al lavoro.

Io ascolto, annuisco, assorbo, resto sempre fedele ai Pearl Jam e fondamentalmente me la rido un sacco.

(Wal)Nuts Shells

Ingredienti:pasta yogurt e noci

  • Conchiglie mezzo kg
  • Yogurt bianco non zuccherato intero 200 gr.
  • Noci
  • Olio due-tre cucchiai
  • Basilico un ciuffo
  • Aglio uno spicchio
  • Sale

Come procedere:

Ricetta veloce e facilissima, in questi giorni (forse il resto della mia vita) in cui non ho mai tempo: per la salsa alle noci frullare tutti gli ingredienti aggiungendo un po’ di acqua di cottura della pasta se troppo densa. In alternativa al basilico potete usare anche la menta o il prezzemolo, poi condire con la salsa la pasta cotta al dente.

WalNuts and Apriplums muffins

Per una volta ho ascoltato il commesso ed ho comprato queste ”albiprugne”.

Ingredienti:

  • Due uova
  • Cinque apriplums (mezze albicocche mezze prugne)apriplums muffins
  • Farina di mandorle 125 gr.
  • Farina integrale 125 gr.
  • Zucchero di canna 150 gr
  • Cannella
  • Estratto di vaniglia mezzo cucchiaino
  • Un bicchierino di Porto
  • Miele biologico un cucchiaino
  • Noci 100 gr.
  • Burro 100 gr.
  • Bicarbonato

Come procedere:

Lavare e tagliare le albiprugne (!) a fettine, lasciarle in una ciotola con un bicchierino di porto eventualmente allungato con l’acqua. Mescolare i rossi delle uova con lo zucchero di canna fino a farne un composto spumoso, aggiungere l’estratto di vaniglia, il miele e il burro fuso (se no un paio di cucchiai di olio evo). Montare a neve ferma i bianchi dell’uovo ed incorporarli al composto, versare quindi le farine amalgamando bene pian pianino. Infine aggiungere una spruzzata di cannella e le noci a pezzettini, le fettine di frutta ed il bicarbonato. Versare negli appositi stampini di carta.

Cuocere nel forno caldo a 180° per 35 minuti.

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Of diamond, carpets and american law

Meno male che internet c’è.

Che se non ci fosse, vi avrei costretti a venire a casa mia, posizionarvi sul divano con birra e salatini e guardare tutte ma proprio tutte le foto delle vacanze stile corazzata Potëmkin.

Vi avrei raccontato di come di quando e perchè.

Di come quattro amici lontani avevano deciso di andare tutti insieme in Turchia, ma poi forse era meglio di no, ma poi ci sono andati lo stesso, anche se per la mamma di Daph è stata la Grecia.turkey flag

Di come Istanbul era inconcepibilmente inconcepibile, e rumorosa, e sporca, e magica, e tutti attraversavano con il rosso e ti vendevano ciambelline con sesamo e mais arrostito per una lira, parlandoti in tutte le lingue del mondo.

Di lunghe conversazioni con un esperto di diamanti, tappeti ed american law, che aveva lavorato per trent’anni a Manhattan, ti rispondeva solo quello che voleva lui, e ti serviva la peggiore colazione della vacanza.

Di quando ti svegliavi alle cinque del mattino con il canto del muezzin.

pamukkale

Di montagne di sale dove fare yoga al tramonto ed interminabili partite di backgammon con la gente del luogo.

Di come Alex faceva la classifica delle migliori zuppe di lenticchie rosse del Paese, di cui doveva nutrirsi due volte al giorno.

Di come già ti mancano cetriolini e pomodori a colazione.

Di tutte le volte che Tony ha quasi perso la macchina fotografica, senza mai riuscirci.

Di come facevamo la classifica dei canti più stonati dei muezzin.

efes catDi come i gatti sono i sovrani assoluti della Turchia.

Di un ragazzone neozelandese che gira il mondo, dorme a tremila metri in maglietta e pantaloncini perchè non ci aveva pensato, e con calma e determinazione divora ogni mattina un melone, quattro uova, e due ciotole di yogurt col pane e miele.

Di una insegnante di tedesco che lavora ad Istanbul, e di una cinese di Hong Kong che studia il turco.

Di un siriano con gli occhi azzurri che vive in Qatar e fuma come un turco e la sua giunonica fidanzata russa.

Di donne che fanno il bagno al mare velate dalla testa ai piedi e di donne che gestiscono bed and breakfast e ti accolgono in una casa che ha la stessa tovaglia di cerata della tua nonna.

Del perchè portarsi dietro una palla da beach volley per tutto il viaggio senza mai trovare un campo su cui giocare.

Di come il cocomero col raki è la morte sua.

Del perchè un rafting così non puoi farlo da nessun altra parte, soprattutto se gli istruttori non sanno una parola di inglese e continuano a chiamarti ”kayak”.

Di quando all’improvviso in una piazzetta nel profondo sud della Turchia senti quella canzone di Leonard Cohen.

antalya

Di come qualcosa sta cambiando. Di quanti ragazzi, vecchi e bambini e famiglie manifestavano pacificamente in tutte le città.

Di come la costa turchese forse fra dieci anni non sarà più così turchese, ma cemento.

Di come la mezzaluna turca ci ha accompagnato per tutto il viaggio, e quando è diventata piena ce ne siamo andati via.

moon

Ma, come dicevo, internet c’è, e potreste anche scegliere di non fermarvi.

Io però per restare in tema vi offro  un piatto ottomano vegetariano e rivisitato, per tutti quelli che le vacanze sono finite, e sono rimaste nel cuore, oppure devono ancora cominciare.

Kebap vegetariano di melanzanekebap vegetariano

Ingredienti

  • Due melanzane lunghe
  • Due pomodori
  • Riso basmati/pilav
  • Yogurt
  • Menta
  • Insalata tipo iceberg
  • Olio
  • Sale

Come procedere

Mettere le melanzane ed i pomodori interi in una pirofila nel forno caldo a 220° per un’ora, ricoperti dall’alluminio. Bollire il riso secondo il tempo di cottura.

Una volta pronte, disporre le melanzane tagliate in tre-quattro ed i pomodor tagliati a metà nel piatto sui lati, ed al centro disporre l’insalatina fresca, con sopra il riso ed il prezzemolo. Accompagnare con lo yogurt e/o con l’olio evo.

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Le strane coppie

STRANACOPPIACome tutte le coppie che stanno insieme da un infinito tempo indefinibile, in Italia avevamo le nostre amicizie di coppia, di quelle coppie indistruttibili che anche loro hanno perso il conto di anni, mesi e giorni.

Queste amicizie sono sempre nel nostro cuore (vedo una lacrimuccia), ma siccome la vita continua, stiamo provando allegramente a rimpiazzarle (com’è che non la vedo più).

Messe momentaneamente da parte le complesse ed intricate figure geometriche venute fuori fra amica R., CoreaMan, Cisco, Yazan, lontane fidanzate ipergelose, varie ed eventuali, di cui vi delizierò prossimamente, siamo ufficialmente alla ricerca della nostra coppia ideale. Di quelle che il Capodanno più bello è stato quando eravamo sono noi quattro ed il Berlucchi, di quelle che dopo un hiking di cinque ore e parecchissimi metri di dislivello sulle montagne di Bardonecchia si dimenticano di portare il pranzo, e gli vuoi bene lo stesso, di quelle che per tre anni abbiamo ascoltato solo i Gogol Bordello, di quelle che programmi ancora le vacanze insieme da due continenti diversi in un terzo continente ancora.

Non che la fortuna ci abbia assistito finora.

Abbiamo tastato il terreno con una coppia di tedeschi biondissimi serissimi occhi azzurrissimi dalle poche calibrate battute di spirito. Dopo una serata rigida ed impettita, abbiamo optato per una cenetta con un simpatico libanese fissato con Clint Eastwood e la sua dolce compagna indiana.  Appassionati di cucina e spaghetti-western, lui ci è caduto dal cuore quando ben presto abbiamo scoperto che lei non era l’unica dell’harem.

Abbiamo brevemente ripiegato sulla coppia italiana, con cui condividere fin troppo scontate lamentele per il caffè, consigli di panificazione, e patetici momenti di nostalgia, che ci hanno quasi condotto in un momento di debolezza ad accettare l’invito di V. per una serata a quattro con il suo ultimo boyfriend, conosciuto nella sala di aspetto dell’analista. E io che credevo succedesse solo nei film.

Attualmente abbiamo un flirt con una coppia di ungheresi matti che ci propinano serate a base di intricatissimi giochi da tavola abbinati ad alcolici balcanici ricavati da qualsiasi tubero e/o ortaggio, con il rischio di ritrovarci in coma etilico dopo una lunga sessione di Cards Against Humanity.

Ma forse la strana coppia, in fondo, siamo noi, ed i nostri amici, accoppiati e non, ci mancano assai. Al culmine di un momento di sentimentalismo puro, oggi vi propongo un romantico menu per tutte le strane coppie.

From Los Angeles, with Love.

Antipasto

Mousse rosa di barbabietolamousse barbabietola

Ingredienti

  • 1 barbabietola rossa piccola cotta
  • 1 yogurt greco 125 gr.
  • cumino in polvere q.b.
  • olio d’oliva extravergine q.b.
  • sale e pepe q.b.

Come procedere

Frullare tutti ingredienti, mettere nelle coppette o nei bicchieri da Martini (consigliatissimo), tenere 3-4 ore in frigorifero e servire.

Primo

Vellutata piccante di patate dolci

vellutata carote e patate dolciIngredienti

2 patate dolci medio grandi

due carote grandi

latte di soia 100 ml

farina 100 gr.

olio d’oliva extravergine q.b.

sale e pepe e peperoncino q.b.

Come procedere

Lavare, sbucciare e tagliare a fettine le patate e le carote, metterle in una pentola di 8 pollici di diametro (di medie dimensioni) appena coperte dall’acqua bollente, aggiungere un cucchiaino di sale, mescolando di tanto in tanto. Nel frattempo tostare in un padellino la farina. Dopo circa venti minuti, quando patate e carote sono a metà cottura, aggiungere il latte tiepido e la farina tostata continuando a mescolare. Aggiungere sale e pepe q.b. Lasciare cuocere per altri venti minuti circa. Poi frullare e servire con olio e peperoncino.

Secondo

Cuoricini di cavolfioretimballini cavolfiore

Ingredienti

  • Un cavolfiore
  • Uova 2
  • Carote 3
  • 1 limone
  • pangrattato
  • 
Olio extravergine d’oliva, sale, noce moscata e aneto q.b.

Come procedere

Cuocere il cavolfiore e le carote al vapore, poi schiacciarli con la forchetta aggiungendo le uova, il sale, tre cucchiai di pangrattato, il limone, l’aneto ed un pizzico di noce moscata. Oliate le vostre bellissime formine da forno e riempitele con il composto. Mettete in forno per 25 min. a 180°C.

Dessert

Dolcetti fondenti ai lamponi

Ingredientidolcetto_fondente

  • 50 g di cioccolato fondente
  • 
100 g di burro
  • 100 g di zucchero
  • 
40 g di farina 00
  • 
pangrattato
  • 2 uova
  • 100 g di lamponi
  • 
zucchero a velo
  • 1 pizzico di sale

Come procedere

Fare sciogliere a bagnomaria il cioccolato tagliato a pezzetti con il burro ammorbidito a pezzi e lo zucchero, mescolando in continuazione. Lasciare intiepidire il tutto, quindi aggiungere le uova, 1 alla volta, la farina setacciata e un pizzico di sale. Mescolare bene per ottenere un composto omogeneo. Imburrare gli stampini e spolverizzali con il pangrattato, quindi suddividere il  composto di cioccolato negli stampini.  Coprirli con un foglio di alluminio e riporli in freezer per 2 ore, in  modo che il composto si congeli. Infine eliminare l’alluminio, trasferire gli  stampini in forno già caldo a 220°C e cuocere per 15-16 minuti.
Servire i dolcetti nei piatti con i lamponi, eventualmente spolverizzati con lo zucchero a velo.

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Conversazioni americane

flagNo, mi dispiace, ma la salsa Alfredo in Italia non esiste, se conosco un Alfredo di certo lo conosco ma non lo associo a certe fettuccine grondanti colesterolo LDL allo stato puro.

Non è perchè sono vegetariana, siamo in un Paese libero, ma il chicken nella pasta proprio no, nella pizza poi per carità, ma mi chiedo e vi domando cosa mai vi abbia fatto il povero chicken, Buffalo Chicken Fried Wings, Honey Chicken, Peanut Butter Chicken, Chicken and grapes salad, sicilian penne con melanzane e chicken,  special day pizza con mozzarella e chicken, delicious brunch waffle con chicken, California chicken cafè, Greek Feta Chicken, Buffalo Popcorn Chicken, Mandarin Orange Chicken. E, non per essere noiosa, ma siamo sicuri che il buffalo ce le abbia, le ali?

Le vongole non sono un piatto tipico toscano, ed il pane all’aglio, mi spiace sfatare un altro mito, ma neanche quello lo annovererei fra i piatti caratteristici del BelPaese, non mi nominare i meatball negli spaghetti, la bruschetta non si pronuncia brusciett,  e la burrata è molto più che ”just a kind of cheese”, la buratta non saprei…

Sulla celeberrima Caesar salad, dubito che Cesare e tutti gli italiani dopo di lui abbiano mai condito di loro sponte l’insalata con mayonese, acciughe, parmigiano e succo di limone…Le noci nell’insalata mi apportano fosforo calcio ferro potassio zinco e rame anche senza essere caramelized.

E la lasagna non deve per forza contenere triplo strato di beef, ham and pancetta, ma può anche essere vegetariana o udite udite vegana.

Lasagne vegane ceci e funghi

Ingredientilasagne ceci e funghi

  • lasagna
  • besciamella vegana (50 ml olio, 50 ml di farina e 500 ml di latte di riso)
  • ceci 4 cucchiai già cotti
  • Funghi cremini 100 grammi
  • sale & pepe
  • cumino
  • olio
  • aglio

Come procedere:

Preparare la besciamella (riscaldare l’olio sul fuoco, togliere dal fuoco ed aggiungere la farina mescolando senza fare i grumi, poi aggiungere il latte tiepido, un pizzico di sale e la noce moscata, continuare a mescolare sul fuoco finchè non raggiunge la densità giusta). Frullare i ceci con un po’ di acqua ed un pizzico di cumino ed incorporarli alla besciamella. Lavare e tagliare i funghi a fettine, e cuocerli in padella con olio e due spicchi di aglio, sale, pepe e prezzemolo q.b. Versare un cucchiaio di besciamella sul fondo della teglia da forno. Iniziare a fare gli strati con la besciamella ed i funghi. Proseguire fino ad esaurimento degli ingredienti, ed infornare a 200° per 35 minuti.

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When V. met R.

Nuovo posto che vai, nuove tradizioni che ti inventi.

In questo melting pot di LA ogni settimana si organizza tra di noi una cena tipica a seconda della propria nazionalità. Una pita con falafel ed hummus al ristorante libanese, un piatto di bibimpap al ristorantino coreano, un tentativo di cena vegetariana al portoghese ed una cena italiana…a casa nostra.

Mi viene come il dubbio che la rotazione non volga esattamente a nostro vantaggio, ma è così che un sabato sera ci ritroviamo nel nostro appartamento con amica R. portoghese precisina, che arriva alle otto e cinque scusandosi per l’incommensurabile ritardo e porgendomi il gelato alla vaniglia più ipocalorico, fat-free ed insipido della California; amico coreano senza l’enzima che per contrappasso è l’addetto all’alcool e si presenta con due casse di imbevibile birra alla zucca; amico arabo che chiameremo Yazi, l’unico non italiano di mia conoscenza che riesce a parlare di cibo per ore ed ore, ed ore, e che si offre di cucinare una pizza araba, basta che gli facciamo trovare l’impasto pronto. Bella Yazi, la prossima volta vengo a casa tua a fare le lasagne, se me le fai trovare in forno, ci grattuggio sopra un po’ di parmigiano. Pochi intimi comunque. Forse più pochi che intimi. Rischio tutto e decido di invitare anche amica V., a cui affido un compitino facile facile. Porta la frutta, se proprio ci tieni, qualsiasi frutta, a tua discrezione, le dico sicura di evitare pasticci con forni, padelle e frullatori mai usati dalla garanzia scaduta.

Mentre io preparo aperitivo mediterraneo e clafoutis alle pesche (lo so non è italiano e non so neanche pronunciarlo correttamente ma per il tiramisù comincio a sviluppare un feedback negativo) e contemporaneamente metto la pizza in forno con Yazi, mentre con la coda dell’occhio controllo che la gatta non si pappi le tartine al pesto di mandorle, aspettiamo tutti insieme V. che si presenta un’ora e mezza dopo, trafelata, e con le tette di fuori. Indossa dei calzettoni di lana rosa al ginocchio nonostante il clima estivo e porta in dono due confezioni di patatine al sapore di rabarbaro. ”Sono mediterranee” esulta sventolando il pacchetto unto e già aperto. E’ rimasta un tempo imprecisato al supermercato biologico più grande di LA, mi spiega, e non è riuscita a scegliere il melone migliore. Mi risparmio la battutina che sorge spontanea davanti alla sua profonda scollatura e le dico di non preoccuparsi,  visto che alle dieci stiamo ancora pasteggiando a cruditè, guacamole e focaccia araba inaspettatamente delicious. Deve ringraziare  la provvidenziale incapacità maschile di occuparsi di più di una cosa alla volta, visto che Tony ha qualche difficoltà nel tagliare la cipolla e chiacchierare contemporaneamente con gli ospiti, e la pasta ai pepperoni è ancora lungi dall’essere in tavola.

Con nonchalance V. riempie un piatto di tutto quello che trova sul nostro desco, e si siede accanto ad R. che a malapena ha sgranocchiato mezza carota. Comincia ad ubriacarla di parole e ad ingozzarla di patatine rosso porpora.  Un po’ come la mamma di Fracchia la belva umana. Mi verso un bicchiere di vino e mi godo lo spettacolo. Quando molte portate dopo in un misto di ubriachezza ed esasperazione R. cede alla proposta di iscriversi con V. al corso di danza del ventre, due cose mi sono chiare: la prima è che a LA tutto è possibile anche durante una cena che di italiano ha solo la confusione, il ritardo e tante chiacchere; l’altra è la ricetta della focaccia araba.

Pizza araba di Yazi ovvero Zaatar Manakish

Ingredienti:

  • Farina bianca 500 gr.
  • Lievito secco un cucchiaio
  • Sale
  • Acqua
  • Timo
  • Sesamo
  • Olio

Come procedere:

Preparare l’impasto della pizza con farina, lievito secco, acqua tiepida e sale e lasciarlo lievitare per un paio d’ore.

In una ciotola mischiare il timo secco sbriciolato ed i semi di sesamo e condirli con un paio di cucchiai di olio di oliva ed un pizzico di sale.

Quindi stendere l’impasto in una teglia appena unta con l’olio e cospargerla con il condimento. Infornare per 30 minuti a 200°.

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Cose mai fatte ad ottobre

1. Comprare un paio di infradito nuove.

2. Mettere la crema solare tutti i giorni, protezione 30.

3. Cucinare i peperoni.

4. Accendere il ventilatore.

5. Addormentarsi in spiaggia, che il mare di settembre è bello, ma anche quello di ottobre non scherza…

Che poi a me i peperoni neanche piacciono, continuo a sostenere contro ogni evidenza, sono convinta che non li digerisco, se proprio devo mangiarli faccio uno sforzo per quelli verdi al forno e ripieni di mollica cucinati da qualche mamma laggiù in Sicilia. Ma, come disse Huxley, le sole persone veramente coerenti sono i morti. E io sono viva e cucino i peperoni, in ottobre, in California, con le mie infradito nuove e la schiena un po’ bruciacchiata. La crema solare non l’avevo messa poi così bene.

Farfalle alla crema di peperone

Non saprei spiegare scientificamente il perchè ma per questa pasta ci vogliono per forza le farfalle!

Ingredienti:Farfalle alla crema di peperone

  • Un peperone rosso
  • Una zucchina verde o gialla piccola
  • Formaggio cremoso tipo whipped cheese
  • Basilico una decina di foglioline
  • Farfalle 500 gr.
  • Mezza cipolla rossa
  • Olio, sale, pepe

Come procedere:

Lavare le verdure e tagliare la cipolla. Soffriggere in poco olio la mezza cipolla, aggiungere il peperone tagliato a listarelle e privato dei semi e la zucchina tagliate a fettine. Aggiungere sale, pepe e acqua q.b. Quando le verdure sono cotte, metterne da parte un cucchiaio e frullare il resto con il basilico, un cucchiaio di olio, una cucchiaiata di formaggio cremoso (per me whipped cheese anche se non ci vado pazza) ed eventualmente un po’ di acqua di cottura della pasta. Nel frattempo cuocere in abbondante acqua salata le farfalle, scolarle al dente e condirle con la crema, decorando con qualche  filetto di peperone.

Tris di cornucopie

…ovvero quando il nome è meglio dell’aspetto…ma il sapore è buono! Questo piatto, come il mio armadio, ha sofferto di un leggero cedimento strutturale, ma con un po’ di fantasia sembrano proprio delle cornucopie, no?

Ingredienti:

  • Un peperone giallo
  • Un peperone verde
  • Un peperone rosso
  • Cous cous integrale 300 gr.
  • Una zucchina verde e una gialla
  • Cinque-sei pomodorini
  • Tofu 150 gr.
  • Olio-sale-pepe
  • Aglio uno spicchio

Peperoni ripieni di cous cous e tofu

Come procedere:

In una padella larga insaporire l’olio con l’aglio, quindi aggiungere le zucchine tagliate a fettine e dopo una decina di minuti i pomodorini tagliati a metà ed il tofu tagliato a cubetti. Nel frattempo cuocere  il cous cous secondo le istruzioni che sono riportate su tutte le scatole, facendo attenzione a non farlo asciugare troppo. Quando è pronto, in una scodella mescolare il cous cous con il condimento, e dividerlo equamente nei tre peperoni lavati e svuotati dei semi. Cuocere al forno a 200° per 45 min e mangiare la cornucopia della fortuna.

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Parrucchieri e terremoti

Due sono le cose che mi terrorizzano da quando vivo a Los Angeles, e queste due cose sono i terremoti ed i parrucchieri.

La prima, angosciante paura me l’hanno trasmessa i miei frustrati ed invidiosi ex-colleghi, allietando la mia ultima settimana di lavoro in Italia parlando esclusivamente del famigerato ”Big One” in pausa pranzo. Simpatici come pochi, non rimpiango di averli lasciati alla loro triste e grigia vita nello squallido hinterland milanese. Arrivata qui ero in paranoia: ogni minimo spostamento sul divano, ogni gomitata sul tavolo, ogni passo nel corridoio, tutto mi sembrava ballare e tremolare. Sono diventata la più assidua cliccatrice di ”earthquake.usgs.gov”. Ogni giorno mando compulsivamente le mie segnalazioni, che per lo più si rivelano falsi allarmi frutto della mia fantasia malata,  dei lavori in corso sulla vicina 405, o del passo felino di Cabiria che balla la capoeira in salotto.

La seconda ed altrettanto paralizzante fobia è quella di farmi tagliare i capelli da uno sconosciuto che non parla la mia lingua. Un uomo potrà non capire, ma è così. Come rimpiango il mio vecchio parrucchiere ”oggi facciamo un taglio a chiocciola” che mi girava vorticosamente attorno e solo lui sapeva quello che faceva, ma lo faceva bene.  A LA ho fatto passare tre mesi e più facendomi crescere una chioma selvaggia, perchè non sapevo dove sbattere la testa, appunto. La mia amica V. mi ha caldamente consigliato l’hair stylist di O.C., il famoso telefilm di qualche anno fa. Non ho idea di dove e come l’abbia beccato, probabilmente al supermercato. Le ho risposto col mio inglese ormai fluent che certo, mi piacerebbe avere i capelli come Mischa Barton, ma forse forse ripiegherei su qualcosa di un tantino più economico.

Ho seguito quindi il consiglio dell’amica R. che, a parte la perversione di andare a correre alle sei del mattino, è una cara ragazza che non ha figlie alcolizzate, non richiede lezioni di cucina a buffo e conosce parrucchieri meno costosi. Ormai mi accontento di poco. A fare jogging all’alba ci sono andata solo una volta nella vita, e per un valido motivo, ma a tagliarmi i capelli con te ci vengo volentieri, cara R., ho pensato entusiasta all’idea di aver trovato una nuova amica non-importunatrice-di-commessi.

Quindi andiamo insieme, lei mi ragguaglia precisina sulla mancia da lasciare e sul fatto che l’haircut non comprende la piega, quindi se voglio posso pagare il prezzo base ed uscire con i capelli più corti ma bagnati e spettinati. La cosa comincia a piacermi.  Entriamo nel negozio, il proprietario mi punta chiedendomi se sono siciliana (ma come avrà fatto?) e mi annuncia in italiano che ho bisogno di essere tagliata tanto tanto. Evviva.

E mentre tale Natasha impugna le forbici chiedendomi di quanti pollici voglio accorciarli, il suo capo balla al ritmo della musica tamarra suggerendole more more, ed io mi maledico per non avere ancora imparato le maledette unità di misura, eccola la scossetta, quella vera, 3.2 gradi Richter, che quando la senti davvero non hai dubbi che la faglia di S. Andrea si sta dando una stiracchiatina! Due piccioni con una fava insomma.

Alla fine sono sopravvissuta, a taglio, scossa, Natasha, musica tamarra, amica precisina, con testa più leggera ed il portafoglio non troppo sconvolto. Però per riprendermi c’è voluto un piatto di quelli buoni tipo questo. A proposito di Sicilia, fave e momenti strong.

Ingredienti:Orecchiette cremose fave e pecorino
•    Orecchiette 500 gr.
•    Fave 300 gr.
•    Pecorino
•    Sale
•    Pepe nero
•    Aglio 3-4 spicchi
•    Peperoncino

 

Come procedere:
Togliete le fave dal baccello e immergetele in acqua bollente salata per circa 5-6 minuti, levatele con una schiumarola e passatele in padella dove avrete già insaporito l’olio con tre-quattro spicchi di aglio.
Buttate la pasta nella pentola dove avete sbollentato le fave, quando è quasi al dente saltatela in padella con le fave per due-tre minuti, aggiungendo pepe e peperoncino ed una mestolata di brodo di cottura.
Servitela con il pecorino grattugiato.

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Fusilli ”fashion” al pesto di barbabietola


Il viola è il mio colore preferito, lo sanno tutti quelli che mi conoscono. Nella cassettiera ho uno scompartimento solo per i vestiti viola. Scarpe dal lilla al melanzana a mai finire, e smalti dalle tonalità purpuree di tutti i tipi. Per non parlare di sciarpine, cappelli ed altri accessori più o meno (in)utili.

E che mi piacciano le barbabietole è solo un puro caso.

Ma quando posso far sposare questo colore super fashion con il sapore di un bel piatto di fusilli e mandorline tritate insieme a un bicchiere fresco di vino bianco (il rosso era finito!), posso ritenermi soddisfatta.

Soprattutto se penso che il 95% delle mie cose viola è rimasto in Italia. Allora magari di bicchieri me ne verso un paio!

Ingredienti:

  • Una barbabietola
  • Philadelphia o ricotta o Sour cream 100 gr
  • Basilico fresco abbondante
  • Olio, sale, pepe
  • Fusilli 500 gr.
  • Mandorle tostate

Come procedere:

Privare la barbabietola dalle radici, lavarla e sbucciarla, farla bollire intera in abbondante acqua poco salata nella stessa pentola che useremo poi per la pasta. Una volta cotta togliere dalla pentola e farla raffreddare. Quindi tagliarla a pezzettini e frullarla con 80-100 grammi di formaggio morbido , due fili di olio, basilico fresco, due pizzichi di sale, una spruzzata di pepe nero.
Nel frattempo versare la pasta nell’acqua usata per far bollire la barbabietola, aggiungendo sale q.b.
Far tostare in forno o in padella 10-15 mandorle e poi tritarle grossolanamente.
Quando la pasta è al dente, scolarla conservando un po’ di brodo di pasta, versare quindi la pasta in una insalatiera capiente insieme al pesto di barbabietola e mescolarla aggiungendo un filo d’olio ed una cucchiaiata di brodo di pasta.
Servire sui piatti con una manciata di mandorle tostate e qualche foglia di basilico.

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Vellutata o crema di rimanelli

Ma anche se siamo in estate una minestrina o una zuppetta non ci sta? O piuttosto una crema o una vellutata?

Quante volte il mitico amico cuoco mi avrà spiegato la differenza, ma le sue sagge parole devono essere rimaste attaccate al vecchio frigorifero su uno dei mille post-it dove prendevo affannosamente e confusamente appunti prima di partire per queste terre lontane.
E più leggo su internet più sono confusa su cosa sia questa, se una crema o una vellutata. Qualunque cosa fosse, era molto buona, molto sana nonchè superriciclata: dei ravanelli e delle barbabietole non si butta via niente!

Ingredienti:

  • Due mazzetti di ravanelli
  • Mezza cipolla bianca
  • Una patata
  • Una carota
  • Gambi di barbabietola
  • Olio
  • Sale
  • Pepe
  • Prezzemolo
  • Basilico
  • Latte
  • Farina
  • Panna o whipped cheese
  • Vino bianco

Come procedere:
Lavare accuratamente i ravanelli e separare dalle foglie. Tritare la cipolla, sbucciare la patata e la carota poi tagliarle a pezzetti. Sistemare prima la cipolla in una pentola, aggiungere olio e sale e poi coprire con l’acqua; quando l’acqua è stata assorbita, sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco, poi aggiungere le foglie verdi dei ravanelli, due o tre ravanelli a fettine, la patata, la carota ed i gambi della barbabietola, un bicchiere di acqua ed uno di latte. Far cuocere per circa 20 minuti a fiamma bassa, aggiustando di sale e pepe ed aggiungendo una manciata di prezzemolo ed una di basilico fresco.
In un padellino tostare lievemente tre cucchiaiate di farina bianca ed aggiungere alla minestra.
Continuare a cuocere per altri 20 minuti circa mescolando di tanto in tanto ed aggiungendo acqua q.b.
Infine frullare la zuppa ,aggiungendo due cucchiaiate di panna o whipped cheese.
Servire la vellutata calda con qualche ravanello affettato e crostini di pane con olio ed origano.